“Le proteine vegetali allungano la vita”. Uno studio americano ne racconta i benefici.

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Una dieta ricca di proteine vegetali riduce il rischio di mortalità per malattie cardiovascolari o di altra causa. Esiti non associabili, invece, a una alimentazione che predilige cibi e proteine di origine animale. Sono questi i risultati di un ampio studio americano condotto dall’Harvard Medical School di Boston e pubblicato sulle pagine di Jama Internal Medicine.

LO STUDIO –
Due vaste ricerche statunitensi – il Nurses’ Health Study (NHS) e l’Health Professionals Follow-up Study (Hpfs) – comprendenti quasi 132mila persone, per il 65% donne e di età media 49 anni, hanno costituito la base di un nuovo studio, sempre americano, che nell’arco di 32 anni ha monitorato con dei questionari periodici mirati le abitudini alimentari e alcuni fattori di rischio – alcol, fumo, sedentarietà e peso – di tutti i partecipanti. Con un solo obiettivo: arrivare a comprendere come e in quale misura una dieta a base di proteine animali o di proteine vegetali, calorie e stile di vita possono influenzare la mortalità per varie cause. Il lungo periodo di osservazione lascerebbe pochi dubbi: ogni incremento del dieci per cento di proteine animali sulle calorie totali si associa a un rischio di mortalità per tutte le cause maggiorato del 2% e superiore dell’8% per malattie cardiovascolari. Ben diversi invece gli esiti raggiungibili con alimenti proteici vegetali: «Fra i partecipanti che consumavano una dieta a base di proteine vegetali – ha fatto sapere Mingyang Song dell’Harvard Medical School e del Massachussets General Hospital – abbiamo registrato una riduzione del 10% sulla mortalità per tutte le cause e del 12% sul rischio cardiovascolare. Con un vantaggio sensibilmente più evidente fra i fumatori, i bevitori di almeno 14 grammi di alcol al giorno, i sovrappeso o obesi, i fisicamente inattivi e coloro che avevano età inferiore ai 65 anni o superiore agli 80 anni».

LE CONCLUSIONI DELLO STUDIO – Sarebbe dunque positiva l’efficacia di una dieta proteica vegetale sia sulla salute (vedasi le evidenze riguardanti il tumore del colon) sia sulla longevità dei suoi consumatori. Con benefici evidenti già sostituendo il tre per cento di calorie di derivazione proteica animale, con quelle vegetali: «In particolare sostituendo le carni rosse lavorate si avrebbe una riduzione del 34 per cento del rischio di mortalità, del 12 per cento rinunciando all’apporto da carni rosse non lavorate e del 19 per cento sostituendo le uova». La spiegazione di questi vantaggi (o di svantaggi se si parla di cibi proteici di derivazione animale) sulla mortalità, secondo gli autori della ricerca, dipende dunque dalla fonte di provenienza delle proteine la quale influenza anche le altre componenti della dieta e la salute stessa. «Le raccomandazioni della sanità pubblica – aggiunge Song – dovrebbero quindi concentrarsi sul miglioramento delle fonti di proteine»

QUALI SONO I CIBI FONTE DI PROTEINE VEGETALI? – Il maggiore apporto deriva dai legumi, come fagioli di tutte le qualità (borlotti, cannellini, bianchi di Spagna, neri messicani, rossi) lenticchie grandi e piccole, ma anche ceci, piselli, lupini e fave cui si aggiungono tutti i prodotti a base di soia – dal latte e yogurt di soia, al tofu, alla tempeh (un alimento fermentato ricavato dai semi di soia gialla), fino alle proteine vegetali ristrutturate – o anche cibi contenenti seitan, una sostanza derivata dal frumento di grano utilizzata soprattutto per la preparazione di burger e polpette vegetali, affettati vegetali e ogni altro alimento per fare ricca la tavola.

Da HUFFINGTON POST di Federica Morelli 28/11/16 (Pubblicato dalla Fondazione Veronesi)

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