
LO STUDIO – La ricerca americana ha seguito una complessa metodologia basata su tre differenti studi, ma, in sostanza, gli psicologi autori del lavoro hanno chiesto a un gruppo di studenti di college di esprimere una valutazione su alcune caratteristiche di altri studenti che già conoscevano. «In ogni studio abbiamo rilevato l’esistenza di una relazione regolare fra determinati tratti di personalità e la percezione delle caratteristiche altrui» scrivono gli autori dello studio. «Chi percepiva gli altri positivamente — spiegano gli psicologi — era più gioviale e tendenzialmente con un’indole più amichevole; chi “pensava bene” degli altri risultava, inoltre, maggiormente soddisfatto della propria vita. E, non a caso, forse, chi stimava gli altri era anche più apprezzato dalle persone del gruppo osservato». Secondo le rilevazioni degli psicologi, poi, tra gli studenti “ottimisti”, come era peraltro prevedibile, erano presenti meno persone che soffrivano di disturbi di personalità, depressione, o con attitudini antisociali. La positività nel valutare i conoscenti — ci dicono inoltre i ricercatori, ed è interessante sottolinearlo — non è affatto una semplice proiezione su di loro delle buone qualità presenti nell’osservatore. In nessuna delle tre ricerche, infatti, gli osservatori valutati come estroversi hanno trovato i conoscenti particolarmente estroversi; piuttosto, hanno individuato in loro altri tipi di caratteristiche positive. Si tratta, dunque, — sottolineano gli psicologi della Wake Forest University — proprio di un modo di percepire gli altri, che è influenzato da come si è, senza risultare però una semplice proiezione del proprio modo di essere. Naturalmente, tutto questo è confermato dal fatto che chi vede coloro che lo circondano in modo negativo, tende ad avere a sua volta tratti di personalità negativi, come depressione, narcisismo, comportamento antisociale. «Se da una parte sembra assodato che le persone che vedono gli altri più positivamente sono più felici e possono anche contare su un miglior equilibrio mentale, — aggiunge il professor Dustin Wood — il grande interrogativo che resta aperto, e che sfortunatamente non è stato esplorato dalla nostra ricerca, è come indurre chi è negativo nei confronti degli altri ad assumere un atteggiamento più positivo verso il prossimo».